L’industria della raffinazione del petrolio, la logistica e la rete di distribuzione dei prodotti petroliferi sono attive in Europa da oltre 100 anni. Ci siamo continuamente evoluti, adattandoci alle esigenze del mercato e alle normative, fornendo al contempo energia affidabile e a prezzi accessibili, oltre a molti altri prodotti e servizi essenziali per la società.
Nel corso degli anni carburanti come benzina e gasolio sono profondamente cambiati dal punto di vista qualitativo. Prodotti che in combinazione con l’evoluzione motoristica, che ci ha portato fino allo standard euro 6d, hanno permesso di arrivare a livelli di emissione dei principali inquinati molto contenuti ed in alcuni casi già prossimi allo zero.
Un miglioramento che ha riguardato anche i processi produttivi, con emissioni che si sono ridotte fino al 90% negli ultimi venti anni.
Oggi la sfida della decarbonizzazione richiede un ulteriore sforzo in ricerca e sviluppo di nuove soluzione in grado di dare una risposta concreta alle esigenze della mobilità moderna di merci e persone.
Il settore è impegnato da tempo in questo percorso evolutivo e ci sono casi concreti in cui siamo all’avanguardia in Europa.
Ad esempio i biocarburanti, che sono carburanti di origine fossile con una quota di componenti di origine vegetale che è destinata a crescere nei prossimi anni. Ci sono poi esperienze nella produzione o nella trasformazione congiunta di biocomponenti “drop-in” per la miscelazione che va al di là dei mandati normativi. Diversi processi di idrotrattamento di oli vegetali (HVO), tutti basati sul know-how delle raffinerie, sono stati sviluppati dalle compagnie petrolifere e dai fornitori di tecnologia. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che può contare su due bioraffinerie.
La prossima generazione di biocarburanti avanzati è già in fase di sviluppo e ci sono diversi progetti di ricerca e sviluppo che esplorano diversi approcci:
La biomassa lignocellulosica (paglia, residui forestali) può essere trasformata in biocombustibile in diversi modi. Per esempio, si sta esplorando la conversione termochimica come processo per convertire la biomassa prima in syngas e poi in una miscela di idrocarburi che può essere utilizzata per la produzione di biodiesel e carburanti di seconda generazione per bio-carboturbo.
La tecnologia “Waste-to-Fuel” per la realizzazione di uno degli obiettivi della economia circolare, come la trasformazione di rifiuti grassi e oli in carboturbo rinnovabile, diesel e nafta, con una riduzione del 90% delI’impronta di CO2 rispetto ai combustibili convenzionali.
Ci sono esempi di progetti molto significativi e promettenti per lo sviluppo di biocarburanti di terza generazione. Questi hanno credenziali di sostenibilità superiori sia in termini di riduzione delle emissioni di gas serra che di impatto sull’uso del suolo e sugli ecosistemi.
Diverse raffinerie stanno inoltre lavorando su progetti finalizzati all’utilizzo o alla produzione del cosiddetto “idrogeno verde”, ovvero l’idrogeno prodotto da elettricità rinnovabile, che offre il doppio vantaggio di ridurre le emissioni dei carburanti e degli altri prodotti della raffinazione, consentendo al tempo stesso lo stoccaggio dell’elettricità rinnovabile in eccesso generata quando l’offerta supera la domanda. Una tecnologia che ha il potenziale per rafforzare la posizione di leadership dell’industria della raffinazione europea nella diffusione di future soluzioni a basse emissioni di carbonio come PTL e H2 per la mobilità.
In attesa di disporre di sufficiente energia elettrica rinnovabile per produrre idrogeno verde, molte compagnie stanno anche studiando e pianificando l’implementazione di sistemi CCS, dove la CO2 emessa dalle attività industriali (comprese le raffinerie) viene raccolta e stoccata in serbatoi sicuri e permanenti (di solito pozzi di petrolio o gas esauriti). In tal modo potranno essere prodotti consistenti quantitativi di idrogeno decarbonizzato (blu) da gas naturale, mentre la CO2 raccolta può essere utilizzata in combinazione con idrogeno (verde o blu) per la produzione di e-fuels.
In questo scenario le raffinerie potranno avere un ruolo determinante anche a beneficio di altri comparti industriali, agendo come hub energetici a sostegno dello sviluppo e della produzione di idrogeno clean e low carbon. Nel contesto dell'integrazione del settore energetico, le raffinerie potranno inoltre svolgere un ruolo chiave nella gestione delle emissioni di CO2 all'interno dei cluster industriali fornendo una gamma di energie e prodotti a basse emissioni di carbonio, sia per il settore dei trasporti che per la petrolchimica.
Lo sviluppo di combustibili alternativi è anche un settore di grande interesse per le aziende che operano nella logistica e nella distribuzione. Si stanno sviluppando progetti per un combustibile alternativo costituito da metanolo derivante da gas naturale ed etanolo da fonti rinnovabili (poi miscelati con i componenti petroliferi delle raffinerie).
Nella distribuzione dei prodotti, alcuni punti vendita stanno offrendo ai consumatori un’ampia gamma di carburanti e energie alternative. Inoltre, stanno utilizzando energia rinnovabile autoprodotta per rendere gli stessi punti vendita energeticamente e carbonicamente neutrali. È probabile che il loro numero aumenterà in modo significativo, man mano che verranno sviluppati nuovi prodotti.